La passione di D’Annunzio per il Parrozzo
D’Annunzio non fu soltanto impressionato dalla lettera ricevuta, ma soprattutto dalla straordinaria bontà del dolce Parrozzo. Si sentì onorato di diventarne il principale sostenitore e, da quel momento, assurse a ruolo di suo più fervente promotore e consumatore. Il Vate, infatti, continuò a ricevere regolarmente una fornitura personale di Parrozzi per il resto della sua vita. Ne gustava una quantità considerevole e ne ordinava altrettanti da regalare durante le festività natalizie ai suoi amici.
Persino nell’ultimo Natale della sua vita, D’Annunzio non volle rinunciare al piacere di assaporare il dolce che tanto lo legava alla sua terra, dichiarando:
“E’ finita la vigilia. Forse a quest’ora la gente è in gozzoviglia. Io sono a digiuno da 48 ore. Vado a cercare un parrozzetto. Lo apro, lo mangio. Assaporo in esso, sotto la specie dell’amarezza, il Natale d’Infanzia”.
Il Parrozzo ricevette anche un omaggio speciale attraverso un raro e raffinato opuscolo stampato a Pescara, curato da uno stampatore d’arte e intitolato “La casa del poeta”. Questo opuscolo conteneva lettere di D’Annunzio, fotografie e altri materiali che riflettevano il profondo legame tra D’Annunzio e il Parrozzo.
Oltre al poeta, altri artisti contribuirono alla creazione di questo nuovo dolce: Luigi Antonelli, commediografo e critico d’arte, scrisse la Storia del Parrozzo; Armando Cermignani, rinomato ceramista, realizzò i disegni e i colori della scatola; il Maestro Di Iorio musicò, e l’umanista Cesare De Titta scrisse la “Canzone del Parrozzo”; Tommaso Cascella dipinse i quadri che adornano le sale del Ritrovo del Parrozzo.
Il Parrozzo ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di Prodotto Alimentare Tradizionale della regione Abruzzo, nella categoria “Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria, e della confetteria”, e viene prevalentemente preparato, come da antica tradizione, durante le festività, specialmente in occasione di quelle natalizie.