Il simbolismo del cibo nell’arte
Il cibo ha sempre svolto un ruolo di rilievo nell’arte, comunicando al pubblico la natura del dipinto (religiosa, profana, ecc.), lo status sociale dei protagonisti (pane e legumi per i poveri, dolci e selvaggina per le classi elevate), e l’epoca della scena.
Questo utilizzo del cibo come simbolo si basa sulla tecnica del simbolismo, che permetteva di trasmettere molte informazioni attraverso immagini, rendendo l’arte accessibile anche a chi non poteva leggere, data la diffusa presenza di analfabetismo in diverse fasi della storia umana.
Nei dipinti e mosaici più antichi, il cibo era rappresentato principalmente nella sua funzione “nutrizionale”, cercando di attirare la benevolenza della Natura e scongiurare il pericolo della carestia, spesso presente in epoche passate.
Durante il Medioevo, il cibo acquisisce significati simbolici più complessi, rappresentando non solo le differenze di classe sociale, ma anche la ciclicità della vita, il susseguirsi delle stagioni, i vizi e le virtù umane, e le diversità culturali tra i popoli.
Fino al XVII secolo, il cibo era spesso un co-protagonista nelle opere d’arte, utilizzato per illustrare scene di vita quotidiana o per conferire maggiore enfasi ai dipinti “in posa”.
Il termine “Still Leben” o “natura morta” fa la sua comparsa agli inizi del Seicento, indicando opere che raffigurano elementi statici come libri, strumenti musicali e, naturalmente, cibo. In queste opere, gli alimenti vengono usati per indicare epoche e situazioni socio-economiche, ma diventano sempre più protagonisti nelle opere, assumendo forme diverse, dalle pietanze disposte casualmente su una tovaglia a costruzioni più strutturate dove il cibo forma uno schema preciso.
Opere come quelle di Giuseppe Arcimboldo, che conferisce sembianze antropomorfe a frutta e verdura, aggiungono un tocco unico al modo in cui il cibo è rappresentato nell’arte.
Tra il 1500 e il 1700, l’arte riflette l’andamento della storia umana, documentando periodi di abbondanza e carestia in una sorta di fotografia che illustra gli avvenimenti storici più dei documenti scritti.
Tra il 1700 e il 1900, i cibi rappresentati comunicano messaggi precisi agli spettatori. Artisti come Van Gogh cercano di ridare dignità a tutte le classi sociali, mentre De Chirico vuole trasmettere il legame tra natura e uomo.
Nella seconda metà del XX secolo, terminato il periodo delle tensioni sociopolitiche, emergono la “Eat Art” e la “Pop Art”. Entrambe utilizzano il cibo come simbolo del consumismo, sfruttando l’impatto visivo di immagini statiche ma intensamente colorate.
Infine, la transizione dall’arte figurativa dipinta alla fotografia diventa evidente nella nostra epoca, con artisti come Carl Warner, erede moderno di Arcimboldo. Con le sue fotografie di “paesaggi di cibo” e la creazione della corrente artistica “Foodscapes”, Warner dimostra come obiettivo e luci abbiano sostituito pennelli e tela senza perdere la magia dell’opera finita.