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14 Aprile 2024

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Le intolleranze alimentari: quali sono e cosa si può fare

Le reazioni alimentari anomale rappresentano una risposta del sistema immunitario a specifici alimenti ingeriti.

 

Cosa sono le intolleranze alimentari?

 

L’intolleranza alimentare indica una condizione in cui il sistema immunitario risponde in modo eccessivo e inappropriato a determinate sostanze ritenute dannose, che la maggior parte delle persone tollera normalmente. Nello specifico, l’intolleranza alimentare si manifesta quando il sistema immunitario reagisce a un particolare cibo, percependolo come un agente nocivo per l’organismo. Anche una minima quantità di tale alimento può scatenare la reazione, che può manifestarsi attraverso disturbi digestivi, eruzioni cutanee e gonfiori. La gravità delle intolleranze varia da individuo a individuo e può andare da una lieve irritazione a una reazione anafilattica, potenzialmente letale. Tra le intolleranze alimentari più comuni vi sono quelle ai molluschi, ai frutti a guscio, al pesce, alle uova e al lattosio.

 

Quali sono le origini delle intolleranze alimentari?

 

Le intolleranze alimentari si sviluppano quando il sistema immunitario identifica erroneamente un particolare alimento o una sostanza al suo interno come nociva (allergene). Per neutralizzare questa presunta minaccia, il corpo produce anticorpi specifici (immunoglobuline E, o IgE). I sintomi dell’intolleranza sono causati dal rilascio di mediatori chimici (come l’istamina) in risposta alla reazione immunitaria innescata dall’interazione tra gli allergeni e gli anticorpi. Anche la psiche, come vedremo a fine articolo, può influenzare tantissimo l’insorgere delle intolleranze alimentari.

I cibi più a rischio

 

Potenzialmente, tutti gli alimenti possono generare reazioni allergiche. Nella maggior parte dei casi, però, sono coinvolti:

  • frutta, come pesche, albicocche, melone, anguria etc.;
  • frutta a guscio come noci e nocciole;
  • arachidi;
  • pesce, crostacei e molluschi;
  • uova.

Quali sono i segni delle intolleranze alimentari?

I segni delle intolleranze alimentari possono variare notevolmente. Questi includono:

  • Sensazione di pizzicore o prurito nella bocca
  • Orticaria
  • Irritazione o eczema cutaneo
  • Gonfiore delle labbra, del viso, della lingua, della gola o di altre parti del corpo
  • Difficoltà respiratorie
  • Dolori addominali
  • Diarrea, nausea o vomito
  • Sensazione di vertigini
  • Sensazione di stordimento

 

Come evitare le intolleranze alimentari?

 

Il metodo più efficace per prevenire una reazione allergica è quello di identificare e evitare gli alimenti che possono scatenarla. È fondamentale leggere attentamente le etichette degli alimenti e, nel caso in cui si sia già sperimentata una reazione allergica grave, indossare un distintivo o un braccialetto di identificazione medica che permetta agli altri di essere informati sulle proprie allergie nel caso in cui non si possa comunicare.

 

Diagnosi

 

Non esiste un test standard per confermare o escludere una intolleranza alimentare. La diagnosi si basa sulla descrizione dei sintomi, sulla presenza di allergie alimentari in famiglia e su un esame fisico approfondito per escludere o individuare altre cause.

Gli esami per le allergie alimentari possono includere:

  • Test cutaneo (Prick test): un ago viene utilizzato per penetrare nella pelle e introdurre l’allergene. Se, dopo circa 20 minuti, si verifica una reazione cutanea rossa e pruriginosa intorno al punto di inserimento, può indicare una sensibilità.
  • Test RAST (Radioallergosorbent test): un esame del sangue che misura la risposta del sistema immunitario a determinati alimenti controllando la presenza nel sangue delle immunoglobuline E (IgE).
  • Test cutaneo diretto (Prick by prick): si basa sull’applicazione diretta dell’alimento sospetto sulla pelle.
  • Dieta di eliminazione: il paziente segue una dieta priva di alcuni alimenti per un periodo di tempo determinato, dopodiché gli alimenti vengono reintrodotti uno alla volta per individuare eventuali reazioni.

 

Trattamenti

 

Attualmente non esistono cure definitive per le intolleranze alimentari. La prevenzione rimane il miglior approccio. Tuttavia, in caso di sintomi lievi, possono essere prescritti antistaminici, mentre in caso di reazioni allergiche gravi può essere necessario somministrare adrenalina tramite iniezione.

L’intolleranza al Nichel

 

Nel contesto dell’allergia al nichel, è importante sottolineare che il nichel è un metallo presente in molte fonti alimentari e ambientali. Può essere trovato in alimenti come noci, cioccolato, cereali integrali, legumi e alcuni tipi di frutta e verdura. Anche alcuni oggetti di uso quotidiano, come monete, gioielli e utensili da cucina, possono contenere nichel e provocare reazioni allergiche nelle persone sensibili.

Le manifestazioni dell’allergia al nichel possono variare da lievi irritazioni cutanee a sintomi più gravi come orticaria, dermatiti da contatto e, in casi estremi, shock anafilattico. Questa sensibilità al nichel può essere problematica per coloro che sono costantemente esposti a questo metallo a causa della loro dieta o di oggetti di uso quotidiano.

Nel trattamento dell’allergia al nichel, è fondamentale evitare il contatto con fonti note di nichel e seguire una dieta a basso contenuto di nichel. Questo può richiedere l’aiuto di un dietologo o di un allergologo per stabilire un piano alimentare appropriato che riduca al minimo l’esposizione al nichel. Inoltre, l’utilizzo di prodotti per la cura della pelle e per la casa privi di nichel può aiutare a prevenire le reazioni allergiche cutanee.

È importante che le persone con allergia al nichel siano consapevoli dei prodotti che possono contenere questo metallo e adottino le misure necessarie per evitare il contatto. Con una gestione adeguata e una dieta appropriata, è possibile ridurre il rischio di reazioni allergiche e migliorare la qualità della vita per coloro che sono affetti da questa condizione.

Per chi è allergico al nichel, è importante evitare alcuni cibi che possono contenere quantità significative di questo metallo. Ecco alcuni cibi che è consigliabile evitare o consumare con moderazione:

  1. Frutti di mare: molluschi e crostacei come ostriche, cozze, vongole, gamberi e granchi possono contenere quantità rilevanti di nichel.
  2. Frutta secca: alcune varietà di frutta secca, come noci, mandorle, nocciole, arachidi e pistacchi, possono contenere livelli significativi di nichel.
  3. Cioccolato: il cioccolato fondente e alcuni prodotti di cioccolateria possono contenere nichel.
  4. Legumi: alcuni legumi come fagioli, lenticchie e ceci possono contenere nichel.
  5. Cereali integrali: grano, segale e alcuni altri cereali integrali possono contenere nichel.
  6. Cavolfiore e broccoli: alcune verdure crucifere come il cavolfiore e i broccoli possono contenere nichel.
  7. Pomodori e pomodori in scatola: i pomodori e i prodotti a base di pomodoro possono contenere nichel.
  8. Cacao e derivati: oltre al cioccolato, anche il cacao in polvere e alcuni prodotti derivati possono contenere nichel.
  9. Spezie: alcune spezie e condimenti, come cannella, noce moscata e cumino, possono contenere nichel.
  10. Alimenti conservati in contenitori di metallo: alcuni cibi conservati in lattine o contenitori di metallo possono entrare in contatto con il nichel durante il processo di conservazione.

 

 

L’intolleranza al glutine

 

L’intolleranza al glutine, nota anche come sensibilità al glutine non celiaca, è una condizione in cui il consumo di cibi contenenti glutine provoca sintomi gastrointestinali e altre manifestazioni, simili a quelli dell’intolleranza al glutine. A differenza della celiachia, tuttavia, non si verifica una reazione autoimmune né danni alla mucosa intestinale.

Le cause precise della sensibilità al glutine non celiaca non sono completamente comprese, ma si ritiene che siano multifattoriali. Alcuni studi suggeriscono che la permeabilità intestinale alterata e la risposta immunitaria innata potrebbero essere coinvolti nello sviluppo della condizione. Altre ipotesi includono la presenza di composti non glutine nel grano o nei cereali che potrebbero contribuire ai sintomi.

Le persone con sensibilità al glutine non celiaca possono sperimentare una vasta gamma di sintomi gastrointestinali, tra cui gonfiore, dolore addominale, diarrea e costipazione, oltre a sintomi extra-gastrointestinali come mal di testa, affaticamento e nebbia mentale.

Il trattamento principale per la sensibilità al glutine non celiaca consiste nell’eliminare completamente il glutine dalla dieta. Ciò significa evitare cibi come pane, pasta, biscotti, oltre ad altri prodotti che contengono farina di frumento, orzo e segale. È importante leggere attentamente le etichette degli alimenti e cercare alternative senza glutine.

Inoltre, alcuni individui possono beneficiare di una dieta a basso contenuto di FODMAP (Fermentable Oligosaccharides, Disaccharides, Monosaccharides, and Polyols), che può aiutare a ridurre i sintomi gastrointestinali. La consulenza con un nutrizionista o un dietologo può essere preziosa per pianificare una dieta appropriata e garantire un apporto nutrizionale adeguato.

Analogamente all’allergia al nichel, la gestione dell’intolleranza al glutine richiede una consapevolezza costante degli alimenti e dei prodotti da evitare. Con una dieta appropriata e un’attenzione alla propria salute intestinale, molte persone possono gestire con successo la loro sensibilità al glutine non celiaca e migliorare la loro qualità di vita.

L’intolleranza al lattosio

 

L’intolleranza al lattosio è una condizione caratterizzata dall’incapacità di digerire il lattosio, lo zucchero presente nel latte e nei suoi derivati. Questa condizione si verifica quando l’organismo non produce sufficiente lattasi, l’enzima necessario per digerire il lattosio. Quando il lattosio non viene digerito correttamente, può causare una serie di sintomi sgradevoli, tra cui:

  1. Gonfiore addominale
  2. Crampi addominali
  3. Diarrea
  4. Gas e flatulenza
  5. Nausea

Le cause dell’intolleranza al lattosio possono essere genetiche, legate a una ridotta produzione di lattasi nell’età adulta. Alcuni fattori, come infezioni intestinali, chirurgia intestinale o condizioni mediche come la sindrome dell’intestino irritabile, possono anche contribuire allo sviluppo di questa condizione.

Per gestire l’intolleranza al lattosio, molte persone scelgono di limitare o evitare completamente l’assunzione di latticini o di consumare prodotti lattiero-caseari privi di lattosio. Esistono anche integratori di lattasi disponibili in commercio, che possono essere assunti prima dei pasti contenenti lattosio per aiutare nella digestione.

Inoltre, è importante leggere attentamente le etichette degli alimenti e scegliere prodotti senza lattosio o con bassi livelli di lattosio. Fortunatamente, ci sono molte alternative senza lattosio disponibili sul mercato oggi, tra cui latte di mandorla, latte di soia, latte di cocco e yogurt senza lattosio.

Per individuare l’intolleranza al lattosio, possono essere eseguiti test specifici come il test del respiro all’idrogeno o il test del sangue per la lattasi. Tuttavia, è sempre consigliabile consultare un medico o un dietologo per una diagnosi accurata e un piano dietetico personalizzato.

 Da con confondere con le intolleranze

 

Spesso le sensibilità alimentari vengono confuse con le intolleranze alimentari. “Si tratta di due concetti completamente differenti. La sensibilità alimentare non è causata dalla produzione di IgE, come invece avviene per le sensibilità, ma è causata dall’incapacità dell’organismo di tollerare un alimento per ragioni diverse. Inoltre, i sintomi sono principalmente di natura intestinale (crampi addominali, diarrea, vomito, presenza di sangue nelle feci) – sottolinea la specialista -.

A questo proposito, è importante evidenziare che le uniche intolleranze alimentari che possono essere diagnosticare con certezza sono quelle al lattosio, al glutine (una proteina presente in alcuni cereali) e al glucosio (iperglicemia, diabete, ipoglicemia reattiva). La prima è causata dalla carenza completa o parziale dell’enzima lattasi, che è responsabile della decomposizione del lattosio, lo zucchero presente nel latte, e della sua metabolizzazione. Per quanto riguarda l’intolleranza al glutine, invece, il meccanismo coinvolge un’attivazione del sistema immunitario simile a quella osservata in caso di infezione virale o batterica”.

Intolleranze alimentari e psiche: cosa ci sta comunicando la nostra anima?

 

Il glutine: problemi con le figure di autorità

Quando l’origine delle intolleranze alimentari è il glutine (o più semplicemente il grano), spesso si riscontrano difficoltà nell’affrontare dinamiche familiari o relazioni autoritarie. Curiosamente, in molte culture, la spiga di grano rappresenta il simbolo del potere e dell’autorità. Chi soffre di intolleranza al glutine può essere influenzato da personalità dominanti, rendendosi difficile sfuggire a queste dinamiche. Questo disagio può manifestarsi attraverso sintomi come gonfiore addominale e aumento di peso, soprattutto nella zona addominale e sui fianchi, suggerendo un senso di oppressione derivante da relazioni sbilanciate.

Per affrontare questa situazione, l’angelica può essere di aiuto: questa erba è consigliata per le intolleranze alimentari causate da tensioni intestinale dovute allo stress. L’angelica aiuta a rafforzare il sistema nervoso centrale, ha un effetto antidepressivo e rilassante sul sistema viscerale, con azione antinfiammatoria e digestiva.

 

Difficoltà con la figura materna: intolleranze alimentari al latte

L’intolleranza al latte può essere collegata a un rapporto non risolto con la figura materna o con il concetto di maternità in generale. Le persone con questa intolleranza alimentare possono manifestare accumulo adiposo di tipo molle, accompagnato da cellulite e ritenzione idrica, richiamando simbolicamente l’elemento acquatico associato alla femminilità. Chi soffre di intolleranze al lattosio potrebbe lottare con il conflitto tra il desiderio di indipendenza e la dipendenza da altri. Un rimedio naturale potrebbe essere il fico selvatico, noto per il suo “latte” dolce che sgocciola dai rami, simile al latte materno.

 

Difficoltà nel cambiare: intolleranze alimentari ai lieviti

L’intolleranza ai lieviti potrebbe riflettersi nel difficoltoso processo di adattamento e cambiamento nella vita di tutti i giorni. Le persone con questo tipo di intolleranza alimentare potrebbero trovarsi costantemente insoddisfatte della propria vita, ma incapaci di intraprendere azioni concrete per cambiarla. L’uso prolungato dell’aloe può aiutare a migliorare la salute intestinale, rigenerare la flora batterica e fornire l’energia necessaria per affrontare cambiamenti significativi nello stile di vita.

Libri e fonti sugli argomenti trattati.

E tu hai delle intolleranze?

Come le hai affrontate?

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